Up&Up è un brano dei Coldplay che fa tornare alla mente i grandi spazi aperti del nostro pianeta, spazi molto più vicini a noi di quanto possiamo immaginare, aree che caratterizzano la nostra quotidianità e che possiamo ammirare ogni giorno.
Il profumo delle foglie quando passeggiamo per il sentiero di un bosco, quel profumo inconfondibile di aria fresca che pervade i nostri polmoni mentre ascoltiamo il soffio del vento che accarezza delicatamente le chiome degli alberi.
Le stesse sensazioni che si possono percepire quando camminiamo in un parco urbano ricco di alberi e piante verdi.
Il colore di questo articolo non può che essere il verde: il colore degli alberi, delle piante e della foglia. Il colore della natura che ci circonda.
Mi piace abbinare la mia personalità all’arancione, un colore acceso, vivace ed energico ma allo stesso tempo accogliente e caldo. Non è un caso che il mio symbol di riferimento sia proprio il Sole, la stella che ogni giorno splende e porta luce sulla mia terra, la Sardegna. I miei due generi musicali preferiti sono l’Hip-Hop e la Techno, il primo per il suono ruvido e i testi conscius, il secondo per il ritmo e il movimento.
Da sempre per le zone urbane gli spazi aperti, come i parchi pubblici e le piazze, hanno svolto un ruolo molto importante all’interno della vita sociale dei cittadini. Questo aspetto è stato accentuato con l’arrivo della pandemia da Covid-19, un evento che ha valorizzato ulteriormente i luoghi all’aria aperta a discapito degli spazi chiusi. In merito a questo, l’elemento dell’open air ha svolto un ruolo cruciale per la nascita di nuove professioni dedicate esclusivamente alla valorizzazione del territorio urbano in ottica ambientale: scopriamole insieme.
UN CONFINE LABILE
Prima di esplorare alcune delle professioni legate a questo ambito, è importante ricordare che si tratta di un campo molto ampio dove i professionisti praticano il proprio impiego in stretto contatto l’uno con l’altro, molto spesso collaborando tra di loro per realizzare progetti unici.
Questo può causare confusione in chi non è pratico del settore e indurre a confondere professioni simili tra di loro ma totalmente differenti per obiettivi e campi di specializzazione.
LANDSCAPE DESIGNER
Il landscape designer è una professione che ha acquisito una forte crescita negli ultimi anni, soprattutto grazie alla diffusione di una coscienza, da parte dei cittadini, sempre più ecologica e rispettosa dell’ambiente circostante.
In questo senso, il landscape design è una branca dell’architettura che focalizza l’attenzione sulla realizzazione di spazi aperti urbani caratterizzati dalla costante presenza di aree verdi naturali: un ruolo che funge come vera e propria chiave di volta tra natura e città.
Un esempio pratico e recente di questo aspetto è l’innovativo quartiere CityLife di Milano, un luogo in cui l’urbanizzazione si mescola in maniera perfettamente ordinata e rispettosa con le aree naturali, quali parchi, piazze e aree sportive, per riconvertire un ampio spazio precedentemente occupato da padiglioni fieristici.
Con un’area di 366.000mq, il CityLife di Milano si pone come uno dei principali progetti di riqualificazione europei.
Chiarito l’ambito di intervento, si può quindi dire che il landscape designer è in grado di ideare, progettare, realizzare le funzionalità di una città con particolare attenzione alla forma e l’utilizzo degli spazi pubblici.
GARDEN DESIGN
Con l’espressione garden design si fa riferimento all’arte di progettare e realizzare giardini e parchi privati. Il professionista di questo settore, definito come garden designer, fa riferimento a colui che cura il design dei soli spazi verdi per strutturarli in totale armonia con la parte edificata di riferimento.
Sorge spontaneo intuire che tale professione deve possedere una forte conoscenza di orticoltura, ponendo così le sue basi nell’ambito del giardinaggio e nella scelta accurata delle piante da utilizzare per creare aree naturali che si sposeranno in totale armonia con l’abitazione scelta.
UN BOSCO, MA IN VERTICALE
Uno degli esempi più significativi in questo ambito ci riporta nuovamente a Milano grazie alla realizzazione del Bosco Verticale. La struttura, progettata dall’architetto Stefano Boeri, è un edificio formato da due torri alte 80 e 112 m in cui sono presenti 800 alberi, 15.000 piante perenni e 5.000 arbusti. Unico nel suo genere, il Bosco Verticale è stato riconosciuto nel 2014 dall’organismo internazionale per la progettazione urbana sostenibile (Council on Tall Buildings and Urban Habitat), come il «grattacielo più bello e innovativo del mondo».
Come abbiamo visto, la presenza dell’elemento naturale all’interno degli spazi urbani sta diventano un aspetto fondamentale ai giorni nostri, sia grazie agli avvenimenti recenti legati alla pandemia, che ci hanno mentalmente spinto verso aree esterni aperte e poco affollate, sia per la nuova coscienza collettiva che vede i cittadini sempre più protagonisti di una nuovo movimento green, rispettoso della natura e dell’ambiente circostante.
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